Addio al Redditometro

ADDIO AL REDDITOMETRO

Nuove disposizioni in materia di controllo fiscale

L’addio al Redditometro è ormai realtà: il decreto legge 87/2018 (conosciuto come “decreto Dignità”), diventato effettivo a livello sia amministrativo che normativo, lo definisce ormai uno strumento non più operativo in termini di controllo fiscale

Gli indicatori per la ricostruzione del tenore di vita, definiti dal D.M 16.09.2015, erano calcolati in maniera statistica sui seguenti parametri:

  • l’ammontare delle spese presenti nelle banche dati fiscali sostenute dal contribuente;
  • l’ammontare delle ulteriori spese desunte da studi socio-economici;
  • le spese per elementi certi;
  • la quota relativa agli incrementi patrimoniali imputabile nel periodo d’imposta
    al netto dei disinvestimenti e del mutuo/finanziamento;
  • la quota di risparmio riscontrata nell’anno, se non utilizzata per consumi e
    investimenti.


Con il D.L 87/2018 il D.M 16.09.2015 è stato ufficialmente abrogato, con vigore dall’anno d’imposta 2016 e successivi. I contribuenti già selezionati per gli anni precedenti e per i quali la “ricchezza” non corrisponde al reddito indicato nella dichiarazione dovranno quindi continuare a “difendersi” con i “giustificativi” delle spese extra sostenute.

Addio al redditometro : come avverrà?

Questa abrogazione determina il definitivo abbandono dell’approccio medio- statistico nella ricostruzione induttiva del reddito complessivo fondata sulla capacità di spesa e sulla propensione al risparmio dei contribuenti.
Il prossimo passaggio sarà l’emanazione di un nuovo provvedimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze, per determinare i nuovi elementi indicativi di capacità contributiva, dopo aver consultato l’ISTAT e le associazioni dei consumatori in merito agli aspetti più determinanti per la metodica di ricostruzione induttiva del reddito complessivo.


Sull’ addio al redditometro aleggia anche un dato pratico, che attesta il suo scarso utilizzo, certificato anche dalla Corte dei Conti. Nel 2017 gli accertamenti attuativi sugli anni precedenti sono stati appena 2024, con un calo del 94,6% rispetto al 2012. Anche i recuperi effettivi si sono fermati ad appena un milione di euro. Sulla base di questi risultati la Corte dei Conti ha affermato che l’accertamento sintetico tramite redditometro ha «perso completamente rilievo nell’azione di controllo fiscale, anche oltre i limiti che un uso oculato dello strumento lascerebbe prevedere e nonostante le aspettative di gettito che ad esso erano state attribuite». Le attese di recupero erano, infatti, di 741,2 milioni nel 2011, 708,8 milioni nel 2012 e 814,7 milioni nel 2013: risultati mai nemmeno sfiorati in minima parte.

 

La speranza per il futuro è quella di fare un uso mirato delle analisi statistiche solo se validamente costruite sulle specificità settoriali, demografiche, dimensionali e territoriali, come punto di partenza per le ricerche da intraprendere con strumenti ancora più precisi per le indagini fiscali, quali le Banche Dati a disposizione dell’Amministrazione finanziaria, in grado di individuare un determinato contribuente piuttosto che trarre valutazione e conclusioni su quello “medio”.

L’altro strumento coadiuvante e determinante nel controllo fiscale è costituito, in maniera indiretta, dagli ISA (indici sintetici di affidabilità), delle vere e proprie pagelle fiscali che si applicheranno dal prossimo anno a circa 4 milioni di partite IVA. I voti alti, conseguiti in base ai valori delle attività economiche, determineranno vantaggi fiscali per i contribuenti. Questo permetterebbe un controllo dei virtuosi (e di conseguenza, dei meno virtuosi): il contribuente, fornendo elementi e informazioni utili già in sede di dichiarazione amministrativa, aiuterà l’Amministrazione finanziaria a risolvere anticipatamente qualunque controversia e ad arginare l’evasione fiscale.

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